Nell’articolo precedente abbiamo parlato, anche se a grandi linee, di marciapiedi. Oggi ci occupiamo di come si costruisce una strada.

Molti pensano che la stabilità di una via sia da attribuirsi allo strato dell’asfalto. Certo ha la sua importanza nell’insieme globale della realizzazione, ma la parte più rilevante dello studio dell’opera è  la valutazione del tipo di terreno sul quale la strada stessa verrà tracciata.

Sostanzialmente i tipi di terreno si dividono in 4 grandi categorie: argilloso,  limoso, sabbioso e ghiaioso.

argilla                                                                                                                  limo

sabbioso                                                                                                         ghiaioso

sezione a strati

( tutte le foto sono prese dalla rete)

Le prime due assorbono acqua, quindi sono più instabili, mentre le seconde sono impermeabili, drenanti, non trattengono l’acqua, quindi più stabili.

Una volta accertata la tipologia del terreno, si può procedere con lo scavo che varia dai 20 cm di profondità, per un terreno molto ghiaioso, ad un massimo di 70 cm dal livello di superficie finale per un terreno di tipo argilloso. Una volta effettuato lo scavo,  per il terreno argilloso si procede come segue:

stesura sul fondo della striscia di tessuto non tessuto impermeabile che funge da barriera tra il fondo stesso e il riempimento;

si fa un primo strato di sabbiella di circa 20 cm di altezza e si rulla, si comprime bene; poi si stende uno strato di stabilizzato per circa 30 cm di altezza e si comprime a sua volta, infine si stendono  15 cm di asfalto grossolano, e 5 cm di asfalto fine per dare impermeabilità.

Per un fondo ghiaioso, lo scavo è minimo, non necessita neppure dell’uso del foglio di tessuto non tessuto, in quanto è già impermeabile naturalmente, quindi basta scendere di 15/20 cm di escavazione per poi riempire direttamente con  5/10 cm di stabilizzato ben rullato e ricoprire con 10 cm di asfalto suddiviso a sua volta in 8 cm di grossolano, e 2 cm di quello fine.

 

 

Queste sono le linee di massima, i casi che stanno nel mezzo fra i due antipodi dipendono anche dall’uso della strada stessa. Infatti, una strada che conduce ad un singolo stabile privato avrà un’usura minore di una stessa strada che porta ad una singola azienda di autotrasporti per esempio. Altri fattori quale la pendenza del terreno, la larghezza della carreggiata da realizzare, la presenza di piante o alberi nell’immediato perimetro dove si deve effettuare lo scavo, la durezza stessa del terreno, la superficie del manto stradale stesso, che può essere piatto, a schiena d’asino ( con una lieve gobba al centro per il defluire dell’acqua piovana), l’ubicazione, se è esposta al sole o prevalentemente all’ombra, sono tutti fattori da considerare e che hanno il loro grado di incidenza sul progetto. Ecco perché non si può stilare una spesa standard e ogni caso va studiato a tavolino in ogni particolare.

 

 

 

 

 

 

Marciapiedi

Pubblicato: febbraio 18, 2011 in URBANISTICA
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Di solito, quando si pronuncia la parola “marciapiede“, si pensa subito a quella striscia di terreno che affianca le strade, delimitandole, e al passaggio dei pedoni. Certo è anche questo, ma non solo!

Se consideriamo alla loro ubicazione, vediamo che di solito fungono anche da perimetro agli edifici.

E’ una questione puramente di rifinitura ?

Certo che no! Il marciapiede funge anche da barriera contro l’umidità che altrimenti intaccherebbe le basi degli stabili con le conseguenze che ben tutti possiamo immaginare. Allora, considerato che comunque è un complemento prima di tutto utile, perché non  unire anche l’estetico?

A seconda di come viene ricoperta la sua superficie, abbiamo risultati diversi. Ma quali sono i materiali idonei? Certo l’asfalto è il primo che affiora alla mente, ma oggi davvero ci si può sbizzarrire sia nelle forme, sia nei colori.

Il materiale base resta il porfido che è una roccia vulcanica effusiva molto diffusa su tutto il pianeta. E’ composto per circa il 65, 70% di pasta vetrosa o microcristallina nelle quali sono immersi piccolissimi cristalli di quarzo in percentuale variabile tra il 30, 35%. Da qui il nome porfido querzifero.



Il porfido si presenta in diversi formati, a seconda del risultato che si vuole ottenere:

LASTRAME

PIASTRELLE, CUBETTI, CIOTTOLI come bordatura

CUBETTI , CORDOLI E PIASTRELLE SUL MURO

 

SMOLLERI

 

(tutte le foto ritraenti i vari tipi di porfido  sono prese dalla rete)

 

Come si può notare dalle foto, sia i cubetti sia gli smolleri  qui sopra  ( indicati per terreni in pendenza) sono spaccati meccanicamente a forma di cubo i primi, e di parallelepipedi i secondi, proprio per aderire profondamente al terreno  e costituire così un’ottima stabilità e di conseguenza si possono adattare ad ogni superficie irregolare.

Le piastrelle invece hanno uno spessore  che non supera i 3, 4 cm, di conseguenza sono inadatte a pendii, a meno che non siano di tanto in tanto contenute fra cordoli o binderi. Questi ultimi sono un “compromesso” tra  cubetti e cordoli.

Usare questi materiali, vuol dire anche poter creare giochi cromatici  e perché no, anche decori:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

e per chiudere la panoramica non potevano certo mancare gli autobloccanti, cioè masselli in calcestruzzi dalle varie forme, misure, e colori: